Skip to main content

Smartworking. Per il Comune di Milano non è lavoro.

|

Il Comune di Milano penalizza lo smartworking, cioè in pratica le mamme milanesi. Perché lo sappiamo bene che in questo periodo a lavorare in smartworking sono tante mamme (ma anche tanti papà).

Il Comune pubblica i criteri per la graduatoria per l’accesso ai centri estivi della scuola dell’infanzia penalizzando fortemente i genitori che lavorano in smartworking. Punteggio 100 se lavori in sede, punteggio 20 se sei in modalità Smart!

Un’assurdità! Il Comune di Milano in questo modo discrimina le donne. Proprio loro che si ergono a detentori della “questione femminile” sembrano non accorgersi della banalizzazione che fanno del lavoro delle donne, in particolare di chi sta svolgendo la propria attività in smartworking per ragioni organizzative dell’azienda a causa del Covid oppure per scelta personale. Perché una donna che lavora in smartworking non deve avere lo stesso punteggio di accesso ai centri estivi per la scuola dell’infanzia di chi lavora presso la sede aziendale? Ma avete in mente cosa vuol dire lavorare e nello stesso tempo dover curare dei bambini della fascia 0-6? Dove sono le femministe che siedono fra i banchi del consiglio comunale? Dove sono quando bisogna incidere sulle politiche del comune che riguardano la vita concreta delle donne? In fondo questa tabella di punteggi di assegnazione rispecchia il vero pensiero del Sindaco Sala ovvero che fare smartworking sia non fare niente, alla faccia delle mamme milanesi.

l minor punteggio è da riferirsi ai casi di smartworking al 100%, precisa l’Assessore all’Istruzione del Comune di Milano. Emerge purtroppo la loro mentalità a discapito delle mamme e delle famiglie milanesi.

Lavoro è lavoro! Perché non si adottano gli stessi criteri dei centri estivi delle scuole primarie? Si può ancora rettificare e cambiare. Come Municipio 9 abbiamo fatto specifica richiesta di cambiare i criteri.

Un genitore che lavora collegato da casa, per diverse ore al giorno, con i bambini da guardare (perché i figli vanno guardati, non li si può piazzare davanti alla TV per 8 ore) non deve avere un supporto uguale a chi lavora nella sede aziendale? Anzi, a dirla tutta, penso che un genitore nella situazione descritta sia da considerarsi a rischio “fragilità “, se tale modalità di lavoro è imposta, in quanto privato della socialità lavorativa e deve essere “aiutato” dalle istituzioni, non penalizzato!

Direi che la politica per le famiglie di Beppe Sala si giudica da sola.